07 dicembre, 2012

Caterina Davinio – Aspettando la fine del mondo – Fermenti, Roma 2012

 Caterina Davinio – Aspettando la fine del mondo – Fermenti, Roma 2012

Nota di lettura di Liliana Ugolini

La poesia di questo nuovo libro di Caterina Davinio ha una sua bellezza piagata, una sublimazione della sofferenza che è il dolore del mondo. Questa evocata Africa sta nelle immagini mitiche dei suoi abitanti, negli scarti veloci delle figure in domande che si trasmettono. (La ragione? Una spada che taglia la piuma) forte delle sue stesse contraddizioni.

Le immagini si contaminano di natura umana e vegetale ognuna incisa di straordinaria forza, veicolo di fede e di calvari che nascono dalla pelle e sono molteplici in questo comunque andare per sofferenza con gli occhi aperti per introiettare il male del mondo in una ricercata redenzione.

Una poesia complessa questa, affascinante nel suo abbraccio/distacco ma conscia e presente tanto da riconoscere il pericolo sia nel muro d'acqua che nella guerra. Il percorso cercato incontra la trascendenza a Goa (in India) da una danza frenetica, da uno stordimento consapevole e incolpevole. Una trascendenza che nasce da un abisso dove le parole rimaste sono motivo di salvazione o di dubbio e la morte che sfiora continuamente le pieghe del vissuto anche questa è sublimazione e coraggio "di futuri dissipati".

La percezione del nulla nella filosofia indiana fa raggiante e vivo finalmente l'arrivo ad una meta e l'attesa della fine del mondo è nel quotidiano molteplice che freme di lontane sequenze.

Ci sono squarci di bellezza estrema, di abbandoni, di fusioni e sempre questa poesia è limpida nella sua verità.

Il pericolo incombente qui ingloba la precarietà del vivere nella propria esperienza e l'intuito ricorrente è in chi ascolta il battito del tempo e lo traduce nella realtà degli accadimenti.

La scrittura di Caterina Davinio è affascinante per ciò che trasmette nel detto e nel non detto riuscendo a porre il lettore nell'anima del poema con coinvolgente chiarezza in un'opera di vera poesia.


Liliana Ugolini